La fotografia offre molte sfaccettature, molte tecniche ed espressioni artistiche, ma quella che preferisco è la Fotografia di Paesaggio, Landscape Photography come dicono quelli bravi.
Può sembrare una tecnica banale, perché si crede che basti uno smartphone di ultima generazione per scattare foto spettacolari che faranno strabuzzare gli occhi dei follower, ma in realtà non è così, serve tecnica, una buona attrezzatura e anche l’uso di programmi di sviluppo raw e foto ritocco.
La luce:
Non c’è niente di più importante; una foto scattata nelle ore migliori rende magico anche un paesaggio fotograficamente poco emozionante.
Quindi ricordiamoci di scattare all’alba o al tramonto, nella così detta golden hour, in media la durata di questo “momento fotografico” varia dai 20 ai 40 minuti, ma a seconda della stagione e del luogo può cambiare significativamente.
Un’App che ci viene in aiuto per pianificare il lavoro, è PhotoPills, disponibile sia per iOS che per Android. Il migliore aiuto per il fotografo moderno, viene proprio da PhotoPills.
La golden hour è caratterizzata da un’elevata diffusione, da una temperatura colore calda e da una bassa incidenza. In pratica, per un fotografo, l’ora d’oro si traduce in morbidezza e colori caldi, ombre lunghe e un buon livello di contrasto nonostante la ridotta dinamica che in questo caso è un vantaggio perché cielo e terra hanno dinamiche e luminosità simili.
Tecnica di Esposizione:
Iso, velocità di scatto e apertura di diaframma dovrebbero essere parole familiari per un fotografo, sopratutto quando si parla di paesaggi e si cerca la definizione migliore per i nostri scatti.
È importante usare il cavalletto quando i tempi di scatto sono lunghi e ricordarsi di disattivare lo stabilizzatore dell’ottica o della macchina fotografica (in caso di fotocamera su cavalletto non serve e sopratutto piò generare vibrazioni indesiderate).
La regola generale per le foto di paesaggio è quella di usare l’ISO nominale della macchina, solitamente 100 ISO, ma dipende dalla vostra fotocamera, andare sotto non serve, è comunque un’interpolazione digitale e aumentarlo fa crescere la grana della foto (grana è un termine derivato dalla pellicola, in ambito digitale il discorso è diverso, ma non è argomento di questo post).
Usate un’apertura di diaframma più chiusa possibile senza però incorrere nei difetti dell’ottica, come suggerimento 11 o 8 è normalmente la soluzione migliore, con la mia attrezzatura 11 offre la resa migliore. Fate qualche prova con la vostra e trovare quella che non fa emergere difetti sulla foto, sopratutto nei bordi con forti contrasti.
Lasciate la velocità di scatto alla macchina, così anche lei non si sentirà esclusa dal vostro lavoro.
In pratica la fotocamera va’ usata in posizione A, ovvero priorità di diaframma. È basilare per permetterci di usare la tecnica sopra esposta.
Qui sotto potete vedere il famoso triangolo di esposizione che fa ben capire la correlazione tra i 3 parametri che ho illustrato.
Obiettivi:
Qui il discorso sarebbe lungo, ma lo racchiudo con due semplici considerazioni:
- Per avere una foto che rispecchia il più possibile quello che viene visto dall’occhio umano serve un grandangolo, non esagerato per evitare distorsioni presenti nella maggior parte degli obiettivi di questo tipo. Io uso un 17 mm (Tamron 17-28 per Sony), una soluzione ottima secondo me, con un range di zoom interessante.
- Se cercate la possibilità di avvicinare il soggetto, e non è una cosa da escludere a priori nella fotografia di paesaggio, un 28-200 potrebbe rivelarsi davvero comodo sopratutto per la fotografia di viaggio dove la versatilità di un medio grandangolo e di un ottimo zoom sono la priorità.
Personalmente nel mio kit ho anche un Tamron 28-200 per la mia Sony Alpha 7II e lo trovo estremamente interessate.
A differenza di molti zoom anche più costosi ha una nitidezza impressionante. Senza dubbio Tamron ha realizzato la miglior lente da viaggio sul mercato.
Pro e contro di questi obiettivi?
È presto detto, il grandangolo allontana molto gli oggetti in secondo piano, l’esempio classico è un soggetto in primo piano fotografato insieme a uno sfondo predominante in cui quest’ultimo risulta molto più lontano rispetto a quanto vedevamo a occhio nudo. Questo avviene perché i piani con un grandangolo si allontanano, il problema è risolvibile solo con un lavoro extra in Photoshop con una tecnica chiamata Focus Blending, un soluzione non immediata che richiede una buona conoscenza del software.
Il teleobiettivo invece comprime i piani permettendo di avvicinare i soggetti in primo piano allo sfondo, ma allo stesso tempo la composizione e la spazialità ne risentono pesantemente.
Quindi tutto dipende dal risultato che vogliamo ottenere e da cosa vogliamo raccontare con la foto che andremo a scattare.
Il Focus Stacking:
È una tecnica che permette di mettere a fuoco perfettamente sia il soggetto in primo piano che lo sfondo, cosa che in parte succede anche usando la tecnica dell’iperfocale che permette di massimizzare la profondità di campo.
Normalmente con il focus stalking si scattano 3/5 fotografie mettendo a fuoco il soggetto in primo piano e successivamente i piani più lontani per arrivare fino allo sfondo, poi grazie a Photoshop e alla funzione “Fusione automatica livelli” vengono combinate le porzioni di immagine con maggiore definizione in una singola immagine.
Tutte tecniche avanzate che approfondirò prossimamente.
Composizione:
Argomento ostico, perché molti non tengono conto di 2 semplici regole fotografiche che in realtà possono cambiare drasticamente l’aspetto di una foto. Si tratta della regola dei terzi e delle linee naturali; quest’ultima offre molta più libertà rispetto alla prima, in pratica il suggerimento è quello di usare linee o oggetti geometrici per accompagnare l’occhio dello spettatore verso al soggetto principale, spesso elementi apparentemente di disturbo o insignificanti servono proprio a questo e fanno la differenza tra una foto banale e una emozionante.
La regola dei terzi è invece quella su cui si basa la fotografia come espressione artistica, usata da sempre anche nel cinema e nella pittura è spesso sottovalutata dal fotografo da smartphone.
Si tratta di una regola semplice, anche il vostro telefonino ha sicuramente la possibilità di mettere in sovrimpressione le linee che dividono lo schermo in 9 porzioni.
Se il soggetto principale della vostra immagine viene posizionato in un punto di incontro di queste linee state sicuri che la foto sarà sicuramente più bilanciata e offrirà una visione migliore allo spettatore e sopratutto l’occhio andrà subito a leggere quei punti come i più importanti.
Sfruttatela il più possibile, a volte non rispettatela se la situazione lo favorisce, ma non sottovalutatela mai, sarebbe un grosso errore.
Nel caso della fotografia di paesaggi, posizionare l’orizzonte su una delle due linee orizzontali farà la differenza, dando maggiore importanza al cielo o al terreno a seconda di dove la posizionerete. Anche avere soggetti interessanti nelle vicinanze dei punti di incontro è un aspetto altrettanto importante nella foto di paesaggi, ma lo è in tutte le tecniche fotografiche.
Filtri:
Nella borsa del fotografo di paesaggi, non possono mancare due filtri essenziali, ce ne sono anche altri che porto nel mio corredo, ma un buon polarizzatore e un ND non possono mancare.
Il filtro polarizzatore, serve a bloccare la radiazione elettromagnetica di una determinata frequenza o della sua polarizzazione, in pratica a seconda di come viene ruotato il filtro una volta montato sull’ottica permette di escludere alcune frequenza visive dalla fotografia, esempio lampante è un cielo o un lago apparentemente bianchi e senza profondità che acquistano valore con l’uso del polarizzatore che elimina riflessi indesiderati dalla scena (riflessi presenti nelle particelle umide anche nel cielo).
Questo filtro non è ripetibile in post produzione, risulta quindi estremamente importante per il fotografo di paesaggi e di street photography imparare a usarlo.
In teoria è semplice; si ruota il filtro finché, nella situazione di luce in cui ci troviamo, scompaiono i riflessi indesiderati, cosa che accade anche per esempio nelle finestre di un grattacielo, oltre che nell’acqua e nel cielo.
Il filtro ND, permette invece di limitare la luce che entra nel sensore, quindi è utile per poter allungare i tempi di esposizione, per esempio per rendere l’acqua filiforme anche durante le giornate di sole. Ne esistono di varie gradazioni proprio per regolare la quantità di luce bloccata.
Attenzione particolare con i filtri ND la merita il cielo; come è ben evidente la foto con il filtro presenta problemi di luce sopratutto nel cielo e non solo. Un’esposizione più attenta avrebbe aiutato ma non risolto completamente. In questo caso ci viene in aiuto la post-produzioni con un risultato decisamente migliore con cielo e bilanciamento di colori e luci corrette durante lo sviluppo del file e della sua elaborazione.
Formato File:
RAW è la parola magica, lasciate perdere il JPG, dovete scattare in raw per poter poi sviluppare la foto in Lightroom o Camera raw; la moderna camera oscura tanto cara ai fotografi analogici, ricordo mio babbo che passava le giornate chiuso al buoi durante la sua carriera di fotografo.
Molte macchine fotografiche scattano in raw, il formato grezzo, i dati che vede il sensore e che poi elaboriamo noi stessi nel software di sviluppo cambiando per esempio il bilanciamento del bianco e agendo sui toni chiari e scuri dell’immagine e su tanti altri parametri in modo non distruttivo.
Se potete acquistare una macchina Full Frame sarete su un gradino superiore rispetto alle APSC, è inutile negarlo, parlo per esperienza, il 35mm è e rimane la scelta ottimale per scattare ogni tipo di foto.
Mi fermo qui anche se ci sarebbe molto da aggiungere, approfondirò le tecniche avanzate nei prossimi post e se avete domande non esitate a chiedere.
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